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F A G G E T O   L A R I O


Esteso com'è dal lago al Palanzone il territorio di Faggeto sembra uno spicchio di Triangolo Lariano, infatti il territorio del comune spazia da un'altitudine minima di 199 m s.l.m. (livello lago) a una massima di 1436 m s.l.m. Il comune di Faggeto Lario, venne costituito nel 1928 con i soppressi comuni di Lemma, Molina, Palanzo e incorpora anche la frazione Riva. Molina, Lemna e Palanzo erano collegate tra loro già in epoca medievale dalla Strada Regia, che da Brunate conduceva fino a Bellagio, in un percorso molto suggestivo passando a mezza costa tra le alte montagne e le limpide acque del lago di Como.

Storia
Il ritrovamento di alcuni massi avelli a Palanzo e a Lemna testimonia una presenza abitativa già dal tardo impero romano. Con la diffusione del cristianesimo i tre abitati dipesero dalla pieve di Nesso dalla quale si resero indipendenti nel XVII secolo. Nei secoli XVII e XVIII su tutto il territorio fu rilevante il fenomeno dell’emigrazione, dovuto a cause economiche. Con il XVIII secolo molti cercarono fortuna all'estero. I Galli ed i Silo di Lemna si distinsero nella fabbricazione di barometri e cannocchiali in Inghilterra, e nell’industria serica a Lione. I Pizzala di Molina furono famosi nell'arte orafa: Carlo Pizzala fu orefice a Madrid e lavorò per la Regina di Spagna. I Franchi e i Braga di Palanzo fecero fortuna in Germania, come mercanti di tessuti.

Chiesa di San Giorgio (Lemna)
Alla fine del XVI secolo Lemna risultava parrocchia, inserita nella pieve di Nesso; la chiesa era dedicata a San Giorgio; era attestata come parrocchia compresa nel vicariato e pieve di Nesso anche nel 1651 (Ecclesiae collegiatae 1651). La chiesa fu costruita su un edificio preesistente e subì un radicale intervento di trasformazione nella seconda metà del Cinquecento, quando venne eretta in parrocchia; i lavori si protrassero a lungo, fino al 1657 ma già nel 1707 l'edificio versava in cattive condizioni e fu oggetto di nuovi interventi di restauro, conclusi probabilmente nel 1732, come testimonia la data incisa sul portale dell'ingresso laterale. All'inizio del XIX secolo fu collocato il nuovo altare maggiore e i due altari laterali e forse in tale occasione si posarono le lastre di ardesia sull'originale pavimentazione in battuto. Nel 1860, su progetto dell'ingegner Pietro Silo, il campanile fu completamente intonacato, la cella campanaria sopraelevata e le bifore tamponate. Durante lavori di restauro nel 1927 si trovarono i resti del precedente campanile risalenti all'XI secolo. All'interno sono conservate due tele del XVIII secolo e due antiche lapidi di marmo con iscrizioni risalenti al 1315 e al 1316, molto probabilmente provenienti dall'antica chiesa di San Alessandro, interessante l'organo del XIX secolo.

Chiesa dell'Addolorata o chiesa del Soldo (Palanzo)
La Chiesa dell'Addolorata sorge in una stupenda posizione panoramica fuori dall'abitato di Palanzo, la parrocchia conosciuta anche con il nome di chiesa del Soldo fu edificata nel XVI secolo e venne dedicata a San Gerolamo. La leggenda vuole che i contadini che coltivavano vigneti nella zona in cui poi sorse l'oratorio si fossero opposti, per interesse, alla proposta, attribuita a San Carlo, ma in realtà coltivata dai Francescani, di costruire in questa porzione un Sacro Monte. Una misteriosa malattia dei salici, i cui rami sono indispensabili alla viticoltura per legare le viti, si seccarono. I contadini pentiti fecero erigere la prima parte della chiesetta del Soldo come atto di riparazione. Agli inizi del XVIII secolo la chiesa fu ampliata nella pianta e fu creato il portico, negli stessi anni venne dedicata alla Beata Vergine Maria Addolorata. Altri lavori di restauro avvennero nel 1874, fu ripavimentata e affrescata, nel 1977 grazie alla volontà e alle risorse del gruppo Alpini di Palanzo fu rimaneggiato il caratteristico portico. Presente all'interno una pala dedicata a Maria Addolorata.

Sant'Antonio Abate a Molina
Di origine secentesca, è diventata la parrocchia di Molina, in sostituzione di Santa Margherita. Nei secoli seguenti, a causa dello spostamento degli abitanti verso monte, fu costruita un’altra chiesa, dedicata a Sant’Antonio abate, più facilmente raggiungibile in quanto situata in una posizione più centrale rispetto al paese. Questo edificio non corrisponde all’attuale: nel corso del XVII secolo fu abbandonato, probabilmente perché divenuto insufficiente per ospitare tutti i fedeli, e sostituito da un altro, terminato nel 1703, dopo lavori durati alcuni decenni. Esterno, La semplice facciata, conclusa da un timpano, è spartita da lesene e caratterizzata dalla presenza del portale, con timpano spezzato, nicchie con statue di santi. Interno, è formato da un’unica navata, con volta a botte, sulla quale si aprono due cappelli laterali ed il presbiterio. Degne di nota una tela secentesca raffigurante Stanislao vescovo, la pala d'altare anch'essa secentesca che raffigura la Trinità che appare a Sant'Antonio Abate e a san Filippo Neri.

Santa Margherita a Molina
Di origine medioevale subì numerosi rimaneggiamenti ed ampliamenti fino a raggiungere l’aspetto attuale; è citata in una bolla papale di Lucio III del 1184, nella quale viene ricordata come dipendente dalla pieve di Nesso: “Oratorium S. Margaritae de Molina cum omnibus appendiciis suis”. Fu la primitiva chiesa parrocchiale di Molina. La chiesa sorge poco oltre l’imbocco della strada che porta alle località montane del comune di Faggeto Lario, e d è circondata dal cimitero. E' in cattivo stato di conservazione. Esterno, presenta una facciata con pronao costruito all'altezza del portale; lungo il fianco destro si alza il campanile romanico, sull'altro lato frammenti di un affresco rappresentante l'ultima cena, si possono ancora osservare alcuni dei personaggi e parte di una tavolata con cesti e cibo. Interno, è formato dall’aula ad unica navata e dal presbiterio quadrato, in cui rimane l’ancona dipinta a trompe l’oeil con due angeli in stucco, il resto è spoglio.

Il torchio di Palanzo
E' conservato all’interno di un antico rustico in pietra di proprietà comunale; misura più di 12 metri di lunghezza e 3 metri di circonferenza, la vite di legno che lo muove è alta circa 6 metri; è stato realizzato nel 1572 come si evince dalla data incisa sulla pietra di sostegno. Di funzionamento molto semplice, in quanto è comandato da una vite senza fine, anch'essa in legno, e azionata da un'enorme leva fissata a terra. I grappoli d'uva vengono posti fra due piattaforme di legno e il mosto esce da un ugello in pietra. E' stato utilizzato sino alla II guerra mondiale, ora viene azionato in occasione dell'annuale festa del torchio. Per l'ottimo stato di conservazione è stato dichiarato monumento nazionale.

La torre di Palanzo
Costruita fra il 1000 e il 1100, in blocchi di pietra squadrata, disposti regolarmente. Si innalza da un recinto murario di forma romboidale allungata e presenta ancora l'entrata a circa un terzo della sua altezza originaria. Le mura del recinto presentano, nella parte sommitale, alcune integrazioni ottocentesche alle merlature originarie. La torre, invece, si presenta dimezzata nella parte sommitale e ciò va ricollegato al recupero dei conci di pietra per la costruzione della torre campanaria della Chiesa di S. Ambrogio nel XVI secolo.



 
 
foto di Faggeto Lario
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